Siamo abituati a pensare che l’ansia non faccia dormire. E sfido chiunque a dire il contrario. Per l’ansioso, il momento in cui deve prendere sonno è uno dei più difficili della giornata. Al punto che, quando l’ansia diviene cronica, questo momento diventa lo spauracchio dell’intera quotidianità.
Tuttavia, alla luce degli studi che indagano il rapporto tra sonno e disturbi della psiche, non possiamo nemmeno dimenticare il contrario: esiste un meccanismo per cui una cattiva qualità del dormire può innescare fenomeni d’ansia. Si tratta quindi di un rapporto tutto da scoprire e da analizzare nella sua complessità, se si vuole spezzare il circolo vizioso che si viene a creare tra poche ore dedicate al riposo e il malessere psicologico.
Abbiamo deciso di cominciare a dipanare queste complicata matassa con un esperto di medicina del sonno che ho la fortuna di conoscere da molti anni e che ho intervistato parecchie volte nel corso della mia esperienza giornalistica. Parliamo del professor Luigi Ferini Strambi, primario del Centro per la cura dei disturbi del sonno dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
Prova a dormire: facile a dirsi
Ammetto una mia debolezza: ho un pessimo rapporto con il sonno notturno. Un tempo ero terrorizzato dalla perdita del controllo associata all’addormentamento. Adesso, la cosa è un po’ diversa. Ora cerco disperatamente dei pensieri che siano in grado di fare su di me lo stesso effetto che forse potrebbe fare la ninna nanna a un bambino. Pensieri “distraenti”, che mi portino in una dimensione lontana dal quotidiano. In modo da poter davvero perdere il controllo e lasciarmi andare al riposo.
Strategie per “ingannare” l’ansia…
A volte, se non riesco a trovare un pensiero distraente, mi metto le cuffie alle orecchie e scivolo nel sonno ascoltando un podcast, una conferenza su YouTube o cose di questo genere. A quel punto può capitare che mi ritrovi attorno alle tre del mattino con Massimo Giletti che mi sta gridando qualcosa nelle orecchie (sì, l’algoritmo di YouTube non tiene conto del fatto che non sopporto le trasmissioni di Giletti. Ci dobbiamo lavorare su), il che peggiora notevolmente la qualità del mio sonno notturno.
Giletti a parte, va anche detto che un tempo, quando soffrivo di panico, l’ora del sonno era un’incognita. La cosa che temevo di più era l’attacco di panico notturno (un tema molto specifico che sicuramente affronteremo, non appena ne avremo l’occasione, insieme a molti altri) e quindi il consegnarmi, in qualche modo, alla possibilità di star male senza poter esercitare un controllo cosciente.
Di conseguenza tutti i consigli sulla regolarità di approccio al sonno notturno mi sembravano delle prese in giro, almeno per la mia condizione. Che non sapevo essere comune e condivisa da tante persone.
La notte l’ansia picchia forte. E non lascia dormire
In particolare ricordo una notte di trenta/trentacinque anni fa. Avevo un sonno tremendo tuttavia, non appena percepivo la sensazione di poter dormire, ecco che una scossa di adrenalina, dettata dall’ansia, mi faceva sbarrare gli occhi. Così, con il cuore a mille e una sensazione di scampato pericolo, ricominciava quel lento scivolare verso il sonno. A cui seguiva un altro risveglio e così via. Una delle notti peggiori della mia vita, da questo punto di vista. Una tortura.
Qual è il ruolo dei farmaci?
Qui si apre un discorso molto ampio. È esperienza comune il ricorso alle benzodiazepine quale farmaco per riuscire a interrompere il flusso dei pensieri ansiosi e, quindi, andare dritti verso il regno di Morfeo. Tuttavia questa è una tattica che, a sentire i neurologi, non può essere considerata una soluzione di lungo termine e, soprattutto, le benzodiazepine oggi non sono più considerate farmaci di prima scelta per l’induzione del sonno. Da questo punto di vista il Professor Strambi ha molto da dirci.
Dobbiamo comunque comprendere una cosa importante: nella vita dell’ansioso, il sonno è al tempo stesso vittima del disturbo e possibile concausa. Ecco perché, per stare meglio anche da un punto di vista psicologico, dovremmo avere più cura dell’unico e vero rimedio naturale in grado di garantire al nostro cervello il ripristino di una situazione fisiologica, con cui affrontare al meglio le ore della veglia: dormire.
Chi soffre d’ansia lo sa: una buona dormita è anche una specie di “assicurazione” sulla qualità del giorno successivo e sulla capacità di reggere allo stress della giornata che si va ad affrontare.
A proposito di ansia e di non riuscire a dormire: ho deciso di postare la foto del mio amico e collega Georgino. Un nome insolito che però ha una sua ragion d’essere nel nostro lessico familiare. In ogni modo il motivo per cui ho deciso di postare questa foto è il seguente: non so che cosa darei per riuscire a dormire così.