Tutti questi disturbi della sfera emotiva sono fortemente invalidanti ma, allo stesso tempo, non si possono vedere o misurare in maniera empirica. Ciò nonostante i dati parlano chiaro: solo nel nostro Paese ci sono 3 milioni di persone affette da disturbo di panico e il 15% della popolazione soffre di depressione clinica. L’ansia, poi, è una condizione costante per moltissime persone, al punto da non riuscire nemmeno a pensare di poter vivere senza.
Una risorsa per parlare di ansia e depressione
È questo il motivo per cui ho deciso di mettere on line questo sito, Stopalpanico, e tutti i canali ad adesso correlati (quelli YouTube, Facebook, LinkedIn, mentre sto scrivendo queste righe, sono già attivi). Mi interessava essenzialmente raggiungere due risultati: spiegare che la sofferenza della psiche è a tutti gli effetti una malattia e non bisogna nasconderla sotto il tappeto come se fosse polvere dell’esistenza. In secondo luogo desideravo offrire, con onestà intellettuale, gli strumenti per capire, inquadrare, scoprire le novità, approcciare con fiducia il mondo dei professionisti della salute, in grado di aiutarci davvero.
Ho sofferto (pure io) di attacchi di panico
Il motivo per cui ho deciso di parlarne è anche legato ai miei vissuti personali. da ragazzo, avevo 17 anni, ho cominciato a soffrire di questo problema ma era un momento in cui la medicina di base ancora non sapeva come trattare questi problemi e si parlava, genericamente, di “esaurimento nervoso”. Con il tempo, diventando giornalista specializzato in salute, ho capito che per me era importante affrontare queste tematiche sia da “esperto” (in quanto paziente informato), sia da giornalista che si occupava (e occupa ancora) di comunicazione medico-scientifica.
Uno degli aspetti che maggiormente mi interessano, in questa iniziativa, è quello di poter creare un mosaico coerente, in termini di senso e di “profondità” dell’analisi, dando voce alle persone competenti che ho avuto modo di incontrare lungo i miei 20 anni e oltre di carriera. In questo modo, ho compreso, mi è data la possibilità di vedere i problemi nella loro componente multidisciplinare, esaminare nuove linee di ricerca, verificare la bontà di idee e soluzioni.
Non darò spazio a ciò a cui non credo
Un altro aspetto che considero centrale in questa mia attività, è il seguente: non dare spazio a tutte quelle suggestioni irrazionali alimentate solo da aneddotica e pubblicistica non verificata o verificabile. Non mi considero certo un talebano della scienza e non mi interessa fare da megafono a nessuno. Ma avendo la possibilità e la libertà di poter scegliere come affrontare questi temi, ho deciso di farlo seguendo il criterio oggettivo dei numeri, delle cifre, delle statistiche. Pur rimanendo sempre disposto a cambiare idea. A fronte di una controprova convincente.
Mi servono (anche) le vostre idee…
Sì, mi servono. Redigere un piano editoriale su temi tanto delicati è sempre un’idea molto ambiziosa e il rischio di vedere le cose solo dal mio punto di vista resta alto. Ecco perché spero che possiate animare la vita della Community, regalandomi idee, suggestioni, critiche (sempre costruttive, per favore), punti di vista. Saranno le coordinate della mia ricerca. Anzi, della Nostra ricerca.
In conclusione, spero che questa iniziativa serva essenzialmente per aiutare a parlare di più (e meglio) di questo genere di problemi, in modo che le persone in difficoltà smettendo di avere paura della loro stessa paura e non avvertano più lo stigma connesso alla loro sofferenza. In questo modo può diventare molto più facile avviare percorsi inclusivi e migliorare, allo stesso tempo, la qualità della vita di tutti coloro che sono convinti di dover fingere di essere ciò che non sono, per essere accettati nella comunità dei “sani”.