Tranquillanti, ansiolitici, benzodiazepine… Oltre a tutti i nomi commerciali che ormai sono diventati essi stessi talmente noti da indicare l’intera classe di farmaci. Ci hanno anche scritto canzoni (vedi quella di Samuele Bersani). Stiamo parlando delle “goccine” che tanti di noi hanno nella borsetta, in tasca, nello zaino, nella 24 ore.
Gli ansiolitici: dopo i cani, i migliori amici dell’uomo
Chiedo scusa per la battuta, che vuole solo sdrammatizzare un dato di fatto: ci sono tante persone che usano (e purtroppo talvolta anche abusano) di benzodiazepine per cercare di mantenere uno stato di calma apparente, surfare sulle onde dell’ansia e cercare di non farsi travolgere da quelle anomale del panico.
Io non mi sottraggo a questa dinamica, anche se non sono contento di ammetterlo. Il fatto è che quando parliamo di ansiolitici, finiamo indirettamente con l’ammettere una debolezza, una fragilità e – per certi versi – anche una dipendenza.
Una delle cose più difficili da far capire alle persone che non usano questi farmaci è che senza di essi il peso di stati d’animo sproporzionati agi eventi del quotidiano diventa insopportabile e paralizzante. E, dunque, la benzodiazepina spesso non serve ad addormentare (o come strumento di evasione dalla realtà), quanto come ausilio per riuscire a inserirsi nei meccanismi, produrre, essere efficienti.
Non è l’apologia delle benzodiazepine
Non vorrei però, allo stesso modo, che il discorso venisse interpretato in maniera troppo indulgente nei confronti di chi utilizza questi farmaci in maniera eccessivamente disinvolta. Non perché si debba scagliare su di loro il peso di una condanna morale, quanto per il fatto che ogni abuso è di per sé sintomo di malessere. Vale anche per l’acqua, questo ragionamento, non solo per i prodotti di sintesi.
Un rapporto equilibrato con i tranquillanti è la chiave di volta
L’intervista con il professor Andrea Fagiolini, da questo punto di vista, è stata (e speso che sia così anche per voi), illuminante. Si tratta infatti di avere una posizione accorta, tollerante, individualizzata e che sappia tenere conto sempre e comunque di quella delicata alchimia tra costi e benefici che dovrebbe essere la stella polare di ogni intervento medico su ogni singolo paziente.
È ovviamente preferibile condurre una esistenza libera da farmaci (come per ogni altra patologia, del resto), ma è anche importante ricordare che il ricorso alle benzodiazepine non è un capriccio o una debolezza. È quasi sempre una necessità. Dopodiché qui non si discute il fatto che gli ansiolitici siano facilmente soggetti a un uso scorretto – e che anche nel trattamento dell’ansia sia preferibile ricorrere a una terapia con antidepressivi inibitori della ricaptazione della serotonina – si discute però il fatto che il loro utilizzo non debba essere visto e giudicato dagli altri come se fosse ricreazionale.
Averli nella borsa non deve far sentire in colpa
Allo stesso modo, e qui anticipo un passaggio dell’intervista, se capita di portarsi dietro un flacone di ansiolitico non ci si deve sentire né in colpa né dei tossicodipendenti. Sappiamo che il disagio psicologico può certamente essere trattato in modo molto efficace e, letteralmente, salvare la vita e l’indipendenza delle persone.
Sappiamo però anche che i percorsi del disagio psicologico sono ondivaghi. Non c’è un’autostrada che conduce per una via retta dalla sofferenza alla salute. Ci possono essere momento di ricaduta, fragilità, insicurezza. E comunque è difficile, se non si interviene precocemente e in maniera super corretta e determinata, portare individui che hanno convissuto con ansia patologica, panico o depressione per anni (se non decenni) a una totale e definitiva remissione dei sintomi.
Di conseguenza, a volte si tratta di limitare il male, scegliere una strada che magari è di compromesso ma che consenta comunque di condurre un’esistenza soddisfacente, con momenti di serenità autentica e di reale e consapevole appagamento.
Certo, ciò deve avvenire DOPO avere tentato la strada della risoluzione completa. Affidandosi a esperti qualificati che hanno, nella loro faretra, frecce molto più efficaci di quanto si possa immaginare per riuscire ad aiutarci in queste situazioni difficili e complesse.