Antidepressivi SSRI: gli effetti collaterali

antidepressivi

Gli effetti collaterali degli antidepressivi rappresentano uno dei motivi per cui, senza una adeguata informazione, esiste il serio pericolo di non aderire correttamente alla terapia. È per questo che Camilla de Fazio ha intervistato la dottoressa Daniela Caldirola, psichiatra presso Humanitas San Pio X e Humanitas Medical Care Murat (a Milano) e ricercatrice di Humanitas University.

In particolare questo secondo servizio rappresenta il completamento di quello dedicato ai farmaci antidepressivi per trattare ansia e panico (oltre, ovviamente, la depressione) e ci riferiamo ai cosiddetti inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina – o SSRI.

 

Gi effetti degli antidepressivi che ho sperimentato

Nel corso della mia vita alle prese con il panico ho avuto modo di sperimentare molti dei sintomi descritti in questo lungo elenco. Senza stare a fare le crocette su “questo sì” e “questo no”, penso che la mia personale esperienza possa essere bene riassunta con alcune considerazioni di carattere generale che ci tengo a portare avanti, sempre consapevole del fatto che parlo a nome di Stopalpanico e di argomenti che sono “collaterali” (anche loro), rispetto all’intervista di cui sopra.

La prima indicazione che sento di dare a ognuno di voi, se si trova nella situazione di dover approcciare questo tipo di terapia, è la seguente: non dimenticate mai di chiedere puntuali informazioni al vostro medico, se mai vi dovesse essere prescritto un farmaco del genere. Chiedere al medico (o meglio allo specialista) serve per sapere che cosa ci si può aspettare in maniera realistica, cioè basandosi su una casistica molto ampia ed esperienziale.

La seconda indicazione che mi preme dare è questa: cercate di considerare ogni singolo disturbo che possa comparire nelle prime settimane di trattamento come a un “segno di efficacia”. Io ricordo molto bene la secchezza delle fauci sperimentata con la paroxetina: il collegamento non è stato immediato e, quindi, in principio la cosa mi preoccupava parecchio. Poi ho iniziato a interpretare anche quei disagi come l’inizio di un percorso terapeutico, ed è diventato più semplice gestirli.

 

Con gli SSRI, mai fare di testa propria. Mai

Un errore madornale che si può fare con questi farmaci è quello legato alla mancanza di regolarità nell’assunzione o nel pensare di potersi giostrare autonomamente nell’utilizzo. Anche questo è un errore che ho personalmente fatto a mie spese, in passato. Per fortuna in queste interviste Camilla ha voluto porre l’attenzione anche sul “percorso di uscita” dalla terapia farmacologica, e non solo sulla via di ingresso in questo territorio.

In particolare ricordo ancora con una certa inquietudine quelle manifestazioni da interruzione improvvisa da SSRI che ho scoperto prendere il nome di “Brain zaps”, una sensazione difficilmente descrivibile quanto destabilizzante, perché davvero sembra che il cervello venga attraversato da una scarica di corrente elettrica che dura una infinitesima frazione di secondo ma che, allo stesso tempo, ti lascia disorientato per molto tempo.

E poi, chi soffre di panico lo sa bene: ogni manifestazione somatica che esula dalla normalità (ma, a volte, anche quelle normali) viene percepita come un pericolo e innesca una spirale di timore, insicurezza e frustrazione. Con risultati facilmente intuibili.

 

Il farmaco va meglio se “accompagnato”

La strada farmacologica per il trattamento della depressione, dell’ansia e del panico è sicuramente utile, ma se non si agisce anche sugli stili di vita rischiamo davvero di diminuire le possibilità di venirne fuori in maniera soddisfacente. Personalmente devo dire che i momenti in cui ho vissuto meglio, in maniera più libera e gratificante, sono stati quelli in cui riuscivo ad abbinare alle terapie anche l’attività fisica, un buon riposo notturno, una regolarità di orari, una alimentazione adeguata e attenta anche agli sbalzi glicemici (per esempio).

L’assunzione del farmaco può servire a invertire una tendenza e a dare maggiore sicurezza, ma chi ha questi disturbi lo sa bene: appena il male allenta la presa si può far largo una certa “bulimia di vita” per cui è facile poi essere molto indulgenti nei confronti del cibo, per esempio, ma anche delle sigarette o degli alcolici. Ecco perché essere accompagnati da regole e da una opportuna terapia psicologica aumenta non solo le possibilità di stare bene, ma anche di non farsi prendere la mano da un’euforia che può anche condurre lontani da un benessere autentico e duraturo.

 

 

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