Camminare nella foresta toglie l’ansia

Camminare nella foresta calma l'ansia

Una settimana fa circa mi è arrivata una email dall’ufficio stampa del CNR. C’era allegato un comunicato con questo titolo, preciso: “L’aria della foresta diminuisce l’ansia”. Siccome sono onnivoro per ogni notizia che riguarda l’ansia, ho letto subito il comunicato e ho trovato lo studio interessante. Così, forte di un buon rapporto con l’ufficio stampa CNR, sono riuscito a organizzare questa intervista con Francesco Meneguzzo, ricercatore presso l’Istituto di Bioeconomia.

Quello che ne ho ricavato è stata una bella chiacchierata con una persona innamorata di ciò che fa ma capace di contestualizzare il senso di un lavoro molto ampio (si parla di centinaia di persone arruolate per la ricerca) all’interno di una solida cornice scientifica.

 

Il richiamo della foresta

Lo so, questo titoletto è fin troppo scontato, ma non per questo meno vero. E qui devo parlare di me e delle mie esperienze personali. Uno dei miei posti del cuore è la foresta di Tarvisio, nell’alto Friuli, al confine tra Austria e Slovenia. Un posto magico da molti punti di vista, in cui torno meno spesso di quanto vorrei ma che mi resta sempre in mente per le sensazioni positive che mi ha sempre lasciato.

Le camminate in foresta hanno sempre avuto un effetto terapeutico, su di me. Certo, so bene che l’ansioso “di professione” – come il sottoscritto – vive nella costante preoccupazione, non appena abbandona i sentieri strabattuti della propria quotidianità. Tuttavia penso e spero che in tanti possiate condividere un’esperienza che io personalmente ho vissuto abbastanza spesso.

Passati i primi 20, 30 minuti di camminata montana, subentra una strana fiducia nei propri mezzi. Il fiato si è “rotto” e le gambe hanno trovato il passo. Esiste un magico accodo tra cammino e respiro che diventa una specie di ritmo interno.

E da quel momento in poi è possibile alzare la testa, guardarsi attorno e osservare la bellezza della natura. Nella foresta, questa bellezza è amplificata da una sensazione particolare: la grandezza degli alberi, la quieta uniformità del paesaggio e i profumi. Che peraltro, da ex fumatore, percepisco con maggiore chiarezza.

 

Forse è l’effetto dei monoterpeni?

Fino a settimana scorsa, avevo collegato la sensazione di benessere a un meccanismo mentale: lasciarsi andare. Lo dico nel senso autentico e letterale: permettere a se stessi di avanzare, di andare via, di mollare il peso del panico, dell’ansia, del timore dell’ignoto e “andare avanti”. Oggi posso dire che forse c’è un’altra componente: la concentrazione di monoterpeni rilasciati dalle piante (le conifere soprattutto) nell’aria. Sono composti (l’alfa-pinene soprattutto) in grado di agire come ansiolitici naturali.

 

No alle suggestioni New-Age

Non penso di scrivere un’eresia se vi faccio partecipi di una mia convinzione relativa all’ansia patologica. Io sono assolutamente convinto che l’ansia di per sé abbia avuto un importantissimo significato evolutivo (ha permesso la sopravvivenza di specie quando l’uomo era indubbiamente più preda che predatore). Solo che oggi, essendo cambiata la realtà socioculturale, il senso di minaccia non è limitato a momenti di effettiva vulnerabilità. Siamo perennemente protetti e perennemente minacciati da stressors di ogni genere. Un giorno cercherò una conferma con qualche biologo evoluzionista, per questa convinzione.

Non avrei quindi accettato una spiegazione “magica” relativa al potere dell’alfa-pinene sul nostro sistema nervoso: avevo bisogno di una base teorica solida a supporto e la pubblicazione su una rivista scientifica peer reviewed mi aiuta  e rassicura sulla bontà della ricerca. Mi conforta anche sapere che tra i coautori figura anche un mio vecchio amico, il professor Diego Ardissino, direttore del dipartimento di cardiologia dell’Università di Parma.

 

Prenderemo alfa-pinene al posto delle “goccine”?

Impossibile dire se queste ricerche si potranno tradurre in un prodotto farmacologico. Io, da un certo punto di vista, spero di no. Non perché non mi auguri di avere più armi nell’arsenale terapeutico della psicofarmacologia ma perché sono convinto che la qualità della vita e delle esperienze possa giocare un ruolo importante nella ridefinizione del concetto di salute.

E dunque, per quanto noi di Stopalpanico siamo assolutamente concordi nel sostenere la necessità di un approccio farmacologico sui disturbi gravi e invalidanti quali disturbo di panico, ansia patologica e depressione, siamo anche per l’integrazione dei saperi e uno sguardo realmente e convintamente olistico che metta insieme ricerca, conoscenze, molecole, psicoterapie mirate sul problema specifico e azione sulle abitudini di vita. E, quindi, se tra queste verrà inserita – sulla base dell’evidenza scientifica – anche la camminata nei boschi, foreste o nelle aree verdi, noi ne saremo soltanto felici.

Un motivo in più per tornare nelle mie amate foreste del tarvisiano.

Purtroppo, non avendo foto delle camminate nella foresta di Tarvisio, ho inserito una immagine differente ma non meno suggestiva. Quella di una bellissima camminata sui Monti Vosgi, sopra il Lac Blanc, poco lontano dal centro abitato di Orbay, in Alsazia. 

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