La meditazione per combattere panico, depressione e ansia

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La meditazione è un tema di moda, in questi ultimi tempi. Se ne parla come se iniziare a meditare dall’oggi al domani possa diventare la panacea per il benessere interiore. E non mancano le riviste (quella che ho definito “pubblicistica” nel video di apertura del canale) che ne esaltano le proprietà, la rapidità di azione e la facilità con cui si può giungere a uno stato mentale definibile come meditativo. In cui ci si lascerebbe ogni preoccupazione alle spalle.

Le mie in-esperienze di meditazione

Personalmente le mie esperienze di meditazione sono veramente poca cosa. Ricordo alcuni tentativi in gioventù, leggendo i testi di Ubaldini Editore. Uno in particolare che si intitolava “Mente zen, mente di principiante”, descriveva abbastanza bene posture e atteggiamento che potessero facilitare la meditazione. Detto questo, non posso dire che funzionò. Ma nemmeno che non funzionò. Semplicemente, avevo realizzato allora, la meditazione non può essere un procedimento fai da te. Ha bisogno di essere appresa da qualcuno che sappia guidarla, almeno all’inizio. 

Tuttavia, con il passare degli anni (e a partire da quella vecchia esperienza di scrittura che fu il libro “psicofitness” scritto con Giampaolo Perna) mi sono interessato agli aspetti biologici, misurabili, quantificabili, quantitativi della meditazione. E così, subito dopo avere deciso di inaugurare il canale Stopalpanico, una delle mie idee fisse era quella di fare almeno un’intervista su questo tema. 

Una pratica utile contro i disturbi d’ansia

Oggi che l’ho realizzata, grazie al contributo di Antonio Cerasa – il neuroscienziato che ne parla nel video che presentiamo oggi – penso proprio che il tema verrà ripreso, nel tempo, perché si tratta di una metodologia di approccio realmente interessante, a mio giudizio innovativa e ancora poco integrata nella presa in carico dei pazienti affetti da disturbi dell’umore. È una pratica che sta vincendo le diffidenze di certi ambienti rigidamente old-school, ma ancora non possiamo dire sia divenuta un gold-standard per il trattamento dei disturbi d’ansia e affini. 

Questo significa che oggi penso alla meditazione come a un approccio terapeutico risolutivo? Diciamo che le parole di Cerasa, alle mie orecchie, suonano molto convincenti e mi incuriosiscono molto. Rappresentano una bella spinta a provarci; mi interesserebbe, infatti, avere la capacità di dominare gli stati di ansia (o quelle giornate in cui ci si sente “vulnerabili” al panico) implementando le opportune tecniche di respirazione e di rilassamento. Bisogna però trovare le persone giuste, adeguatamente formate e in grado di condurre la persona “a destinazione” in maniera efficace e risolutiva. 

Ci sono prove oggettive circa la sua efficacia

A prescindere dai propositi personali, ciò che trovo molto interessante è la consapevolezza di quelli che sono gli effetti fisici, organici, della meditazione sul corpo. L’abbassamento dei livelli di pressione arteriosa, il contrasto verso l’azione “tossica” del cortisolo, sono fatti accertati che rimandano a un approccio corporeo, fisico, per la risoluzione del problema psichico. Devo dire che, parlando con Antonio Cerasa, mi è scattato naturale un link con un altro intervento che potete trovare sulle pagine del sito, quello di Domenico Sinesi, quando quest’ultimo parla di approccio olistico alla salute e del miglioramento della condizione psicologica attraverso l’attività motoria.  

Non so se anche chi segue il canale ha la stessa sensazione che ho io ma, intervista dopo intervista, aumenta la percezione che tutto sia connesso, che vi sia una sorta di trama psico-corporea che merita di essere indagata e che è raffinatissima, molto di più di quanto non si riesca a sintetizzare con descrizioni grossolane. Ecco allora che ogni risposta a ogni domanda diventa il tassello di un grande mosaico relativo al tema del benessere della mente e del corpo. 

L’indagine continua

Personalmente mi piace constatare come dopo ogni intervista la mia stessa curiosità non diminuisce, ma aumenta. Ciò mi gratifica e mi motiva ad andare avanti in questa indagine alla ricerca della cosiddetta “Grande Salute”. Arrivarci non sarà facile. Anzi, forse è impossibile, ma ogni passo in avanti in termini di consapevolezza o conoscenza può aiutare quantomeno a capire meglio noi stessi. E chi ci sta accanto.


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