Panico e gravidanza: si può?

gravidanza e panico

Panico e gravidanza non sono situazioni incompatibili. Certo, ci vogliono accortezze e uno stretto contatto tra lo specialista ginecologo e lo psichiatra, ma le due condizioni possono coesistere e, anzi, è possibile portare avanti una gestazione fisiologica anche se nella vita si è stati – o si è – alle prese con un periodo di fragilità emotiva data dal disturbo di panico, dall’ansia o dalla depressione. 

È per chiarire questo importantissimo concetto che Camilla de Fazio ha intervistato uno specialista sull’argomento, il dottor Domenico De Donatis, psichiatra presso l’Humanitas San Pio X a Milano e il Medical Care di MIlano Domodossola, il quale ha – tra le aree di interesse e competenza – proprio quella relativa ai disturbi dell’umore in gravidanza, nel pre e nel post parto. 

Il messaggio di un’amica ci ha ispirato

Come mai abbiamo deciso di fare un servizio su un argomento tanto specifico? La risposta viene proprio da voi. Qualche settimana fa, sulla chat Facebook di Stopalpanico, ci ha scritto una giovane donna iscritta al canale, dicendo che stava vivendo una situazione molto particolare della sua esistenza. In pratica lei e il compagno avevano desiderio di avere un figlio ma, allo stesso tempo, lei (affetta da disturbo di panico) era alla mercè di dubbi e informazioni contraddittori. Sottoponeva quindi a noi la sua situazione, intercettando – e questa è una cosa che ci ha colpito molto – quello che dovrebbe essere il senso di una community: comprendere di che cosa si debba parlare. E parlarne. 

Le domande che una aspirante mamma con disturbi della sfera dell’umore si pone, sono veramente tante. Solo per fare qualche esempio: chi garantisce che le condizioni psicologiche non peggioreranno durante la gestazione? È possibile continuare le terapie, se si è in trattamento farmacologico con antidepressivi, anche in gravidanza? Lo stato psichico e l’assunzione di farmaci possono in qualche modo agire sulla salute del bambino?

Così abbiamo deciso di fare un video dedicato all’argomento e Camilla lo ha svolto a modo suo, sempre con la solita grande empatia e sensibilità. Perché è nei fatti che la gravidanza sia già di per sé una fase della vita che può essere vissuta con ansia da parte della futura mamma (e anche del futuro papà). Se a questa aggiungiamo la tensione data da una fragilità, ecco che la miscela rischia di diventare esplosiva.

Questi problemi non vanno sottovalutati: la sofferenza psichica può demolire le proprie certezze fino a far desistere dal proposito di avere un bambino. Il che, in un Paese (come il nostro) afflitto da un inverno demografico con pochi precedenti, è un lusso che anche da un punto di vista sociale non ci possiamo permettere. 

 

Vogliamo parlare (bene) dei bisogni psicologici delle mamme in gravidanza?

A questo punto, considerando che Stopalpanico nasce anche con una missione sociale e non esclusivamente come momento di divulgazione, dobbiamo anche accennare a un tema che sta diventando di importanza capitale, anche se non ne troverete cenno all’interno dell’intervista – imperniata sull’aspetto medico e specialistico della questione

Quali sono  – allo stato attuale – gli strumenti che la sanità pubblica mette in opera per il sostegno psicologico alle future mamme o alle aspiranti tali? Non sarebbe il caso – per esempio – di potenziare la rete nazionale dei consultori familiari, investendo qualche risorsa anche su questi centri che in molte parti d’Italia sembrano abbandonati al loro destino ?

Lungi dal voler fare polemica gratuita, l’idea che noi di Stopalpanico ci siamo fatti in merito alla relazione tra fragilità emotiva e gravidanza è che non manchino le competenze a livello generale. I nostri specialisti sono assolutamente formati per seguire le donne che associano gravidanza e disturbi della sfera emotiva. 

Quello che manca è la cultura dell’accettazione della fragilità. 

Siamo ancora vincolati a un’idea romantica e ingenua per cui la gravidanza deve per forza essere “il periodo più bello della vita di una donna”. in realtà può essere tale solo se la futura mamma si sente seguita e ascoltata nelle sue esigenze che non sono solo fisiche ma anche (e forse soprattutto) psicologiche. 

 

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